martedì 31 dicembre 2013

Un pollo a Salsomaggiore vi augura un felice 2014


Per salutare dignitosamente il 2013 non potevo trascorrere una giornata abitudinaria.

Avevo adocchiato questa gara, la "corri Salso", già da un mesetto. Inizialmente avevo programmato di andarci, poi la cosa era decaduta, infine ieri sera colpo di genio, decido di andare.

Allenamento specifico zero. Condizione indecifrabile. L'allenamento dei giorni precedenti era stato calibrato con oculatezza; chiaramente sono ironico. Domenica un bel lungo, ieri, lunedì, uscita in bici con annessa salita bella lunga, terreno che non percorrevo ormai più da mesi.

Bene, espostovi le scusanti del caso, passiamo alla gara.
Percorso di 7.770km su circuito cittadino da ripetersi più volte a Salsomaggiore (Pr). La distanza era per me, senza alcuna esperienza, oggettivamente un rebus. Tutto un mondo da scoprire. Siccome, poi, ne sapevo già troppo, me ne infischio di dare una occhiata alla mappa del percorso. Il riscaldamento non mi lascia, tutto sommato, cattive sensazioni.

Siamo allo start. Colpo di pistola. Cavoli, non me lo aspettavo,;passo i primi 200 m ad armeggiare come un babbeo con l'orologio gps che non si decide a partire, mentre gli altri partono lanciati da una fionda.

Cerco di riprendere la concentrazione e mi accorgo subito che il gap con i migliori è bello grosso.

Mi sforzo di prendere un ritmo costante, ma più che altro sono a tutta e basta. Più o meno la posizione che avevo dopo i primi 2 km la mantengo fino alla fine, salvo che il gruppetto che a metà gara ero riuscito quasi ad agguantare mi stacca definitivamente.
 La gara era trascorsa tra alti e bassi, tra momenti buoni e altri un po' di crisi. Ma è alla fine che compio il mio capolavoro. Faccio un casino allucinante, non mi rendo più conto di quanto manca, sto per sbagliare strada, quando una buona anima mi dice "no, è l'ultimo giro devi andare a sinistra, c'è l'arrivo". Ma come, sono già arrivato? Un pollo. Mi fermo in stato confusionale,  faccio inversione e riprendo il percorso per la volata finale. Non perdo nemmeno una posizione, ma qualche secondo sì.

Dopo lo striscione, il ragazzo dietro di me mi abbraccia per confortarmi per lo sbaglio. Rido e ringrazio....ah che bel clima, questo sì che è Sport con la S maiuscola.

Chiudo 17esimo assoluto in 0:27:49 http://www.sdam.it/events/event/results_29103.do

Contento e con un po' più di esperienza. La prossima volta cercherò di essere meno pollo.

Probabilmente non sarebbe cambiato molto, ma in generale con una gara più oculata e con uno sforzo più dosato avrei corso un po' meglio.

Buon Anno     
 

lunedì 23 dicembre 2013

PROSPERA FORTUNA



Augurio. Ossia, la cerimonia in cui gli àuguri ricevevano premonizioni osservando il volo degli uccelli. Di conseguenza un augurio è una premonizione di un evento fasto o nefasto. Dato che l'uomo è un animale speranzoso, l'augurio ha preso il significato di desiderio che si realizzi un evento o uno stato dell'animo positivo, che ci possa rendere felici.

Cosa posso augurare io, alle porte di questo Natale 2013?

 Felicità? Surreale in questo mondo.

Serenità? Si addice meglio ad una statua di marmo.

Ricchezza ed opulenza? Troppo relativa ed evanescente.

Io, vi e mi auguro che questo Natale ci indichi un obiettivo. Una indicazione sul sentiero della nostra vita. Non importa di quale tipo. Non importa nemmeno quanto possa essere lontano dal raggiungimento. Un obiettivo che ci dia l'entusiasmo di aprire gli occhi ogni mattina, che ci faccia sentire forti contro gli ostacoli ed impermeabili alle schifezze e brutture di questo secolo, ciechi per chi non ci vuol vedere, luminosi per coloro a cui importiamo veramente. Un obiettivo che ci renda anelanti verso il suo raggiungimento e famelici di vita.
Questo auguro a tutti coloro che camminano senza una meta e non riescono a ritrovare il proprio Zenit contrapposto al Nadir



venerdì 20 dicembre 2013

Il binario morto


 
Deviare per evitare la fine della corsa
 
 
Ben trovati.  Questo che mi appresto a scrivere è un post che avevo promesso fin dall'inizio. Le motivazioni che mi portarono a mettere da parte il ciclismo. Ho tentennato un po' perché in fondo non credevo potesse importare molto.

Invece, oggi un ragazzo mi ha contattato su facebook facendomi i complimenti per il blog (grazie mille) e chiedendomi proprio spiegazioni sulla sopradetta decisione.

Una corda si logora a lungo, le sue fibre si stirano, si sfilacciano, ma solo quando l'ultima di esse si strappa, il carico crolla. Il logorio di anni si concretizza in un istante  

Allora;  iniziamo dal principio.

Mi sono avvicinato al ciclismo all'età dei 14 anni. Il perché  non l'avessi praticato precedentemente  sta nel fatto che nella mia provincia le società giovanili sono poche e lontane da casa. L'essere figlio di due genitori, lavoratori a tempo pieno, e quindi impossibilitati a scarrozzare i figli ha fatto il resto. Iniziai così a pedalare con 2 o 3 amici compaesani. Gli impegni scolastici, una mia sensazione di inadeguatezza, ed una certa chiusura dell'ambiente del ciclismo fecero sì che il mio luogo di formazione fu quello delle granfondo, e non, come sarebbe opportuno, quello delle categorie federali  giovanili. Ma più crescevo più sentivo il bisogno di questo confronto, un confronto duro, con ragazzi della mia età ma molto più esperti e formati di me, con basi più solide e forti. Il sogno di correre nella categoria dilettanti (under 23 ed elite) si concretizzò a 21 anni, mentre stavo frequentando l'Università. Furono 2 anni duri e bellissimi al contempo. Perché solo due anni? Perché i sacrifici di allenarsi e studiare, facendo il pendolare, incominciavano ad essere troppi. Capii che il fatto di essermi approcciato al ciclismo agonistico così in "tarda età" comportava di per se limiti importanti. Inoltre, sarà forse una scusante, ma non fui nemmeno molto fortunato, ne trovai gente disposta a darmi una mano.

Come mi disse un mio caro amico al tempo di quella decisone:- " Elia, per essere corridori ci vogliono un certo numero di cose; tu ne hai diverse, ma te ne mancano tante altre". Aveva ragione. Preferii concludere il corso specialistico. Il ciclismo non poteva essere altro che una passione.

Seguirono 2 anni e mezzo, ancora a pedalare, di nuovo nelle granfondo. Due anni bellissimi, ogni fine settimana a correre in giro per l'Italia, due anni caratterizzati anche da sacrifici (come è naturale per lo sport), da qualche illusione, molte amarezze per il passato e diversi sorrisi per il presente.

L'epilogo.  Arriviamo così a Venerdì 28 Giugno 2013. Una importante ed impegnativa granfondo si era conclusa la domenica precedente, con una buona soddisfazione da parte mia, un'altra bella, lunga e dura gara mi aspettava quella domenica ad Urbino. Purtroppo il filo era stata stirato troppo da troppi mesi e si spezzò. L'insonnia cronica pre gara, un modo un po' troppo ansioso di vivere la quotidianità, una frequente melanconia, ne erano stati i campanelli di allarme. Era tutta la settimana che provavo fatica ed apatia  ad allenarmi, ero stufo e stanco, e,  più si pensa alla stanchezza, più essa sembra concretizzarsi. Il piano prevedeva mezza giornata di lavoro al sabato, poi lavaggio bici, preparazione borsone e via diretti ad Urbino. Il piano andò al diavolo ed il borsone è ancora la in mezzo al corridoio della cantina mezzo fatto. Ormai diventato un simbolo del giorno in cui mi venne meno la forza di volontà.

Dopo un lungo e nevoso inverno, finalmente si potevano godere le giornate di sole, eppure presto la loro lunghezza già sarebbe cominciata a diminuire. Una breve prospettiva.

 Io che da poco mi ero laureato e avevo cominciato a lavorare, guardavo con timore le tavole orarie dei tramonti. Mi dicevo, ancora due mesi e poi addio alle uscite serali, addio agli allenamenti quotidiani. Campione non lo sono mai stato ne mai sarei potuto diventarlo; ma credetemi quando improvvisamente ti ritrovi di fronte ad un grafico in cui la curva può solo scendere, ogni stimolo sparisce e rimane solo la fatica della pedalata.

E' vero, avrei potuto tener duro ancora un paio di mesi, ma a che scopo? Nel mio piccolo, non vedevo più dinnanzi a me margini di crescita. A qualsiasi livello sportivo, l'entusiasmo deriva dallo sperare, dall'illudersi talvolta, che domani sarà un giorno migliore di oggi. Ma quando sai già che, nonostante l'impegno, a Gennaio 2014 andrai nettamente più piano di Gennaio 2013, allora hai due strade:  accontentarsi e continuare a pedalare infischiandosene dei risultati oppure lasciare la strada vecchia per una nuova che garantisce nuovi margini di crescita. Decisi per una nuova avventura. Ho 25 anni, il mio corpo per ancora qualche anno risponderà bene alle sollecitazioni. Intanto che il motore funziona si prova a tenerlo ad alti giri. Tempo per non pretendere da se stessi performance particolari, ce ne sarà, a Dio piacendo, anche troppo.
Ecco qua il mio racconto. Non è stato facile scriverlo, i pensieri mi si accavallavano nella mente. Non credo, siano parole di uno squilibrato, ma semmai di una persona che ha vissuto il suo sport come se fosse la sua intera vita. Una travolgente passione difficilmente si riduce ad una cordiale amicizia.

martedì 17 dicembre 2013

Un record personale inaspettato




La giornata di oggi mi ha regalato una piacevole quanto inaspettata sorpresa. Un nuovo personalissimo record sui 10km, percorsi  in un tempo di 38' e 40".

Questo tempo vuol dire molto e non vuol dire niente.

Vuol dire molto se considero che era  già da qualche settimana che non riuscivo a correre così velocemente (veloce per me) , se considero che in un allenamento non si ha lo sprone di una gara, se considero che è arrivato un po' per caso.

Vuol dire nulla se considerò che proprio la sua accidentalità è tipica della mia acerbità nella corsa, ossia indica che sono in una fase in cui i miglioramenti ancora arrivano quasi da soli.

Intendiamoci, quando dico che è un record personale arrivato per caso, non voglio dire che trotterellavo e stoppando il timer mi sono ritrovato questo tempo. Intendo dire che non vi erano le  premesse e che ero partito solo con l'idea di fare un allenamento tirato.

Questa settimana sono iniziate per me le vacanze natalizie. E' incredibile come,  più ho tempo più divento pigro. Comunque, al pomeriggio mi decido finalmente a partire. Indosso, al contrario delle solite pegasus, le mie nike zoom elite 6.  I primi passi e saltelli del riscaldamento mi fan capire che è una giornata un po' migliore del solito. Così decido di partire subito forte.

 Il mio orologio segna quasi subito un ritmo sotto i 4 min al km. Buono mi dico, ma attento perchè all'andata la strada è leggermente in discesa, i conti si faranno al ritorno. Il percorso è abbastanza disteso, l'asfalto non è buonissimo ma accettabile. I primi 5 km scivolano via lisci nemmeno troppo in affanno. Magari ci scappa anche il record. 

Ora, però, bisogna tornare indietro; sterzata secca di 360° e ci siamo, a tutta con il sole negli occhi. Tengo bene fino agli 8 km, poi il fiato si fa veramente molto corto. Guardo l'orologio e mi ripeto che il più è fatto bisogna stringere i denti. Ma le gambe sono finite ed il respiro è sempre più affannoso, il cuore fuori soglia.

Inizio a spingere con le braccia e poi anche con le orecchie. Rimane da affrontare l'ultima maledetta salitella al 6-7%; do tutto quello che ho e proprio in cima lo sportwatch mi dice che il mio traguardo è stato raggiunto.

Oggi è una buona giornata. Oggi sono un po' più veloce di ieri. Domani si vedrà.     
 
 






domenica 15 dicembre 2013

20 km al pascolo nella nebbia


Mercoledì credo di aver aggiunto una nuova pietra  sulla via che mi porterà, spero, a diventare un vero runner.

Dopo due mesi sono ritornato a correre per 20 km, 20 km e 100m per la precisione. Percorsi in 1h e 38.

 La prestazione non è stata strepitosa, anche solamente in relazione alla mia normalità, tutt'altro. Ma terminare una corsa di oltre un'ora e mezza senza fastidi al di là della stanchezza muscolare è per me molto importante e di buon auspicio.
 Sicuramente, è qualcosa che si distacca dalle esperienze degli ultimi mesi, una boa forse.

Non sono mai generoso o permissivo con me stesso, ma questa volta una pacca sulla spalla me la son voluta dare, per la forza di volontà.  Credo che, dopo 10 ore di lavoro in piedi, avere la voglia di spostarsi in macchina per andare a correre 20 km ( quando dopo 10 saresti già stanco e con lo stomaco che brontola) in una Piacenza fredda e nebbiosa alle 8 di sera, dimostri se non altro un buon spirito di sacrificio.  

Mi sono "trasferito" nel capoluogo per regalarmi un percorso più ampio e diverso dalle solite 4 strade del mio paese. Le sensazioni non erano positive, mi sentivo parecchio stanco e con gambe poco reattive. Tuttavia ho continuato a pascolare, perché correre è un'altra cosa, fino a raggiungere la meta, con un ritmo leggermente in crescendo. Prima di gioire è necessario soffrire.

Che dire....già se riesco a correre mi considero al momento fortunato.
 
 

giovedì 5 dicembre 2013

Santissima Lucia, quanto ci piaci.....

S.Lucia di Maestro dell'Osservanza, Siena


"Cara Santa Lucia, so che quest'anno non sono stato molto bravo.." ; era questo un inizio tipico delle mie lettere a S. Lucia. Molti tra i miei più bei ricordi sono legati alla mattina del 13 Dicembre, la mattina dove un bambino trovava sotto l'albero il regalo che sognava da mesi. Sono cresciuto in una famiglia modesta, sicuramente nella media, ma in cui non vi erano molte altre occasioni per ricevere giocattoli o altri beni materiali all'infuori di quella fatidica data.

Ora che sono grande, non tanto grosso, ma vaccinato, se dovessi scrivere da sportivo una lettera sarebbe la seguente.

"Cara S Lucia, quest'anno sento di meritarmi qualcosa, qualcosa di immateriale, se vogliamo anche di inconcreto.  Di pace nel mondo o di lavoro non ti parlo. Perchè per il primo dovrei scomodare il tuo Datore di lavoro, per il secondo forse nemmeno quello basterebbe.

Pertanto, a rischio di scambiarti per il genio della lampada, avrei, per il 2014, 3 desideri sportivi:

1) riuscire a correre con costanza e regolarità

2) concludere la prossima Maratona di Piacenza in meno di 1h e 20

3) concludere, correndo, la maratona di Venezia 2014. Mettiamo i puntini sulle i, non fare la furba, intendo correre per 42 km, non arrivare correndo solamente per gli ultimi 100 m.

Ti sarò per sempre riconoscente, prometto di fare il bravo etc etc...."

Bambinate a parte, questi sarebbero i miei 3 obiettivi per il 2014. Non sono, per me, affatto facili da realizzare, ma nemmeno, credo, impossibili. Ci si prova, ci si impegna e poi vada come vada.

Finalmente, credo di stare uscendo dal tunnel. Nelle ultime 2/3 settimane sto riuscendo ad allenarmi con regolarità. 3 volte a settimana, con un kilometraggio mai inferiore ai 10 km. Vero, si può fare di meglio, ma se mi guardo in dietro, sento di essere già fortunato. Pian piano sto cercando di ricrearmi, o meglio crearmi un fondo, che mi consenta di correre per 1 ora e mezza senza troppe difficoltà. Da qualche parte lessi, che un runner per essere tale con la R maiuscola, dovrebbe riuscire a correre senza grossi problemi per 1h e 15' in qualsiasi momento. Se tal è, io devo ancora crescere. 
  Il dolore al polpaccio è scomparso quasi del tutto. Tuttavia, sono in errore, perché sia per una effettiva mancanza di tempo, sia per una certa pigrizia, non sono ancora andato infondo nella questione. Insomma, credo di stare guarendo, ma non so da che cosa, ne se sarà una guarigione definitiva. 
Spero, ma la speranza è tipica degli incoscienti.
A proposito, di lettere e letterine, ecco una classico insuperabile. Ciao
 
 

domenica 1 dicembre 2013

to stretch, stretched, stretched



Il leitmotiv delle mie andature zoppicanti e malferme era "ma tu fai stretching?"

Come se tutti gli infortuni dipendessero da quello....e, piccolo inciso, se attribuisci così tanta importanza allo stretching non puoi sostenere che correre è naturalmente un comportamento umano, che noi siamo fatti per correre e bla bla bla.

Io non ho mai visto un cavallo, un cane o un felino prepararsi alla corsa dopo una salutare dose di stretching. Chiusa parentesi.

 Premetto che lo stretching me l'hanno sempre pubblicizzato e l'ho sempre praticato, e mi sono sempre ritenuto tutt'altro che un tronco di legno (come il dott. Sheldon Cooper); tuttavia ciò non mi aiutava apparentemente a risolvere o ovviare i miei piccoli infortuni. Perciò  è nata spontanea la domanda:" ma serve davvero fare stretching?", e ancora "ma poi,  lo svolgerò nel modo più corretto ed appropriato?".
E come al solito, quando cerchi di saperne di più, ti accorgi di quanto sei ignorante.  

 To stretch, ossia distendere; da ciò deriva il nome di una delle pratiche sportive più note e praticate.

Data la complessità, la continua evoluzione della teoria, la eterogeneità della stessa; ma sopratutto la mia  scarsa conoscenza in materia, questo approfondimento non sarà chiaramente farina del mio sacco, se non in una minima parte dettata dalla esperienza.

 Posso pur definirlo senza infamia e con onestà un "copia incolla", che al contempo spero possa offrire un aiuto sia a me stesso sia a chi avrà la pazienza di leggerlo.

Alla base di tutto c'è la fisiologia umana. I muscoli lavorano contraendosi e rilasciandosi. Quasi tutti i muscoli hanno un loro simile complementare. Ci sono gli estensori e i flessori, gli adduttori e gli abduttori, gli intrarotatori e gli estrarotatori. Solitamente quando un muscolo (agonista) si contrae il suo complementare (antagonista) si rilascia e viceversa. Tuttavia, quando un muscolo raggiunge repentinamente il suo massimo allungamento, il corpo per difendersi  risponde a questo con una altrettanto brusca contrazione involontaria del muscolo suddetto.

Lo stretching è un mare magnum che raggruppa al suo interno varie tipologie, che possono apportare benefici diversi per attività sportive ed obiettivi diversi. Di seguito uno specchietto riassuntivo.

TIPOLOGIA DI STRETCHING
DESCRIZIONE
VANTAGGI
SVANTAGGI
VIDEO 
STATICO
Consiste nell'allungare un muscolo e poi mantenere lo stiramento massimo. Si chiama statico perché, una volta raggiunta la posizione, il più lentamente possibile, non prevede alcun movimento
-facilità
-non faticoso
-benefici in termini di elasticità
-non specifico
-non migliora la coordinazione
-non attiva le terminazioni primarie dei fusi neuromuscolari, sensibili alla velocità del movimento
 
BALISTICO
No, no si spara; ma si utilizza la velocità come forza motrice per lo stiramento. Prevede balzi e movimenti rapidi e ritmici
 
-alto rischio di incorrere in strappi o stiramenti muscolari.
-non consente ai muscoli di rilassarsi nella posizione allungata
DINAMICO
E' rappresentato da oscillamenti piuttosto lenti e controllati di braccia e gambe o anche da torsioni del tronco.
-agisce sulla elasticità di muscoli e tendini
-difficoltà di controllo del movimento dal quale dipendono strettamente i benefici dello stretching. 
PASSIVO
si utilizza quando il muscolo agonista è troppo debole o è poco elastico; in genere è tipico di una riabilitazione. Un professionista tende la struttura oltre l'ampiezza del movimento attivo per rieducarla
 
-in un atleta sano e senza l'aiuto di un professionista vi è rischio di infortunio
ATTIVO
Stretching statico e stretching statico-attivo
prevede posizioni di grande ampiezza articolare, il cui mantenimento avviene solo grazie alla forza dei muscoli agonisti
 
 
 
 
GLOBALE ATTIVO
Si basa sugli stiramenti globali. Gli stiramenti devono essere effettuati tramite posizioni in grado di allungare tutta una catena muscolare portando a una rieducazione della postura. Lo stretching globale attivo si rifà ai principi della cosiddetta Rieducazione Posturale 
-metodo di prevenzione contro le patologie da sovraccarico muscolo-tendinee.
 
ISOMETRICO
-PNF-Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation
-CRAC - Contract Relax Agonist Contract
-CRS - Contract Relax Stretch
-PNF-Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation
 
Grazie a un operatore, spesso anche un osteopata, si esegue una serie di movimenti che aumentano l'elasticità del soggetto, stimolando in sequenza opportuna e nel modo corretto tutti i concetti coinvolti nella gestione dell'elasticità (dalle unità ai riflessi). 
 
CRAC - Contract Relax Agonist Contract
Cioè "contrazione, rilassamento e contrazione dei muscoli antagonisti". Si differenzia dal PNF nella fase finale dell'allungamento. Prevede la contrazione dei muscoli antagonisti a quelli che si stanno allungando. In questo metodo si sfrutta il fenomeno della inibizione reciproca, che facilita il rilassamento del muscolo agonista.
CRS - Contract Relax Stretch
Cioè "contrazione, rilassamento e stretching". Questo sistema è basato su una contrazione isometrica del muscolo 10 - 15 secondi, seguita da un rilassmento di 5 secondi e un successivo allungamento.
 
 
-L 'operatore deve essere dotato di una grande professionalità.
Manipolazioni non corrette potrebbero essere addirittura controproducenti
 

  In questo superficiale articolo, io farò riferimento allo stretching di tipo statico ed a quello di tipo dinamico, che credo siano le tipologie più conosciute e praticate.

Bene dopo questa noiosa tabella, mi chiedo, ma lo stretching per cosa può essere utile?

Wilkipedia dice: "In generale lo stretching (escludendo il tipo balistico) riduce la tensione muscolare, migliora la coordinazione e la propriocezione (cioè la presa di coscienza del proprio corpo), previene traumi muscolari e tendinei, e migliora l'escursione articolare"

Tutto bellissimo, ma poi ci si scontra immancabilmente con i dubbi. Ossia perplessità riguardanti i tempi, i momenti, i contesti e la durata di esecuzione.

Un elastico se lo si tira si allunga, quando lo si molla ripristina immediatamente la sua lunghezza originaria. Il muscolo, a differenza dell'elastico ritorna alla sua lunghezza originale ma occorre più tempo perché questo processo trovi conclusione, dai 15 ai 30 secondi.  Per incrementare questa velocità e capacità di deformazione sarebbero necessarie non più di 4 o 5 ripetizioni di 30 secondi ciascuna, per un lasso di tempo continuato e di diversi mesi. Se si allungano i tempi di esecuzione si otterrà soltanto un aumento del fattore analgesico, ossia saremo in grado di allungare di più il muscolo solo per una diminuita percezione del dolore fisico. L'infortunio irrompe quando vengono oltrepassati i limiti elastici. La corsa continua, come quella praticata dalla stragrande maggioranza dei runners amatori non presenta però  grossi problemi in termini di elasticità. Ragion per cui, la capacità e la velocità di allungamento del muscolo non sono fattori fortemente limitanti. Lo sono semmai, per le specialità veloci dell'atletica e con l'aumentare del livello prestazionale.

Sembrerebbe, pertanto, che lo stretching non sia così importante, in termini di prevenzione degli infortuni, per un corridore amatore con normali valori di viscoelasticità muscolo tendinea. Molto meglio e più opportuno un corretto e completo riscaldamento pre-allenamento.

Detto ciò, io modestissimissimamente, penso che lo stretching, se eseguito con tutti i crismi del caso, possa apportare importanti benefici. Sulla sua importanza nel preservare dagli infortuni mi riservo un po' di dubbi. Di sicuro non è un concetto che si possa generalizzare a tutti e per tutti i tipi di infortuni sportivi.

Credo che sia necessario imparare a conoscere i propri difetti biomeccanici e i propri deficit al fine di integrare la corsa con uno stretching appropriato accompagnato da un riscaldamento importante.

 



http://it.wikipedia.org/wiki/Stretching

http://www.tuttopodismo.it/Stretching.htm

http://www.albanesi.it/Corsa/stretchingteoria.htm

http://www.albanesi.it/Arearossa/Articoli/01stretching4.htm

sabato 16 novembre 2013

Opzione safena





Ironia della sorte, da quando ho deciso di prendere la corsa più seriamente e di accantonare la bici, sono stato costretto a preferire sempre piú la seconda alla prima.
Come dicevo, l'ecografia ha reso improbabili alcune diagnosi, ma non dando una risposta alla vera domanda, ha aperto la porta a nuove ipotesi.
Il dolore é sempre localizzato 15 cm sopra il malleolo, ma talvolta il fastidio si ripercuote anche più in basso.
Come sempre il fisioterapista Massimiliano, é stato oltremodo disponibile, competente ed onesto.
Accantonata momentaneamente l'ipotesi di strappo muscolare, si è considerata quella di infiammazione del nervo femorale.
Ma parcheggiata momentaneamente pure questa, si sta propendendo per un problema di tipo venoso. 
La "safaina" ossia la "facilmente visibile", la vena safena; potrebbe essere una sua anomalia, la causa del mio dolore. 
Per confermare o scartare questa ipotesì sará tuttavia necessaria una visita specialistica.
Da parte mia posso dire che il dolore si assopisce sempre più ma non sparisce, sempre pronto a risvegliarsi al primo sforzo.

Mercoledì ho corso 6 km e giovedì 7, senza alcun tipo di antidolorifico, ma con parecchia mia sopportazione del male.
Oggi, una pedalata di 90 km, mi ha aiutato a non perdere completamente la forma.
Le cose, sia sportivamente che non, ultimamente sono lungi dall'essere ottimali, ma l'ultima cosa che voglio fare al momento é abbattermi. A che servirebbe?
Io cerco di fare il massimo, e poi come dice mia zia " l'uomo propone e Dio dispone".
Questa alta frase è chiaramente inappropriata a queste minuterie, ma esprime bene il concetto. 
Non mi arrendo e proseguo. Il giorno che zampetterò senza pensieri ne dolori sul ciglio di una strada sarà un bel giorno





martedì 12 novembre 2013

Non sono stati apprezati

"Non si apprezzano segni di disgiunzione miotendinea achillea con il gemello mediale.
In corrispondenza del terzo medio-inferiore di gamba, a livello della loggia muscolare antero-interna, non si apprezzano alterazioni ecostrutturali, a carattere distrattivo, né segni di inspessimento periostale."

Questo è ciò che recita il referto ecografico. Una risposta che esclude solamente qualcosa dal novero delle possibilità.
Questo "non si apprezzano" potrebbe giustificarsi con la naturale guarigione dalla infiammazione, cosa che negli ultimi giorni si può avvertire sensibilmente. Ipotesi favorevole.
Oppure potrebbe giustificarsi con il fatto che si è cercato qualcosa di non ravvisabile con questo strumento. Ipotesi sfavorevole
Nei prossimi giorni dovrei riuscirne a sapere di più.
Condisco l'inattività forzate con buone letture, stretching ed esercizi a corpo libero.
Quindi, rimaniamo al posto di comando con il timone in mano e le vele spiegate, pronti a sfruttare il primo alito di vento favorevole. (che signora metafora........) 

Only positively!!!!!

domenica 10 novembre 2013

Frangar non flectar

No, non mollo. Mi piego ma non mi spezzo.
Purtroppo l'infortunio non procede benissimo. Venerdì ho corso per 10km ad un ritmo di 4 e 16 sec al km con brevi salite, anche troppo bene, considerando il pochissimo allenamento.
Purtroppo però il dolore al soleo si ripresenta sempre con puntualitá la mattina dopo. La situazione non é certamente peggiorata, ma si é come congelata. Più precisamente, migliora ad una velocitá irrisoria, nonostante le mie cure.
Quindi si passa al piano B.
Domani prenoterò una ecografia per capire con più precisione di cosa si tratta. Sospensione degli antinfiammatori e tanta pazienza.
Però non si molla; gli emotivamente difficili ultimi mesi non hanno fatto altro che rendermi più forte.
Non riesco a farmi scivolare le negativitá addosso, ma le affronto con rabbia e determinazione.
Sportivamente parlando ho dei sogni a lungo termine e degli obiettivi a breve termine, e cercherò di fare il possibile per realizzarli.
Oggi, una pedalata di una novantina di km, con il mio amicone" U TRATTURU Gobbi" ( il trattore Gobbi), mi ha aiutato a mantenere una buona base aerobica e a dissipare un po' di nervosismo.
Questi primi mesi da podista sono stati quantomai sfigati; ma voglio rimanere positivo.
Il vento prima o poi cambierá.



martedì 5 novembre 2013

On the road again


Ero titubante a scrivere questo post. Se la corsetta di stasera sia stato un azzardo, solo le prossime ore me lo potranno rivelare.
Tuttavia, volevo essere onesto e non aspettare l'esito delle mie azioni per prender parola. Così se andrà tutto bene, buon per me, se l'infortunio avrà ricadute, avrò la riconferma di non essere un'aquila.
D'altra parte, chi non rischia non rosica. Credo di essere stato abbastanza indulgente con il mio corpo. Ora vedremo se la legge della carota e del bastone darà i suoi frutti.
E poi, sinceramente, che in un blog sulla corsa non si parlasse mai della protagonista iniziava ad essere imbarazzante.
Ecco fatto, stasera finalmente ho rimesso le scarpe da ginnastica e ho fatto una breve corsa di poco più di 5 km attraverso le vie del mio paese, su un percorso un po' ondulato, cercando di mantenere una andatura regolare senza spingere troppo.
Media di 4' e 11" al km, nemmeno malissimo dopo 16 giorni di inattività.
Certo, 5km non sono gran cosa, ma ho cercato di esagerare il meno possibile.

Comunque, finalmente il mio cuore e le mie gambe hanno ripreso a faticare.
E ciò è l'unica cosa che conta, per il momento. Ho dissipato un po' di tossine e nervosismo e tanto basta
Il dolore all'altezza del soleo non si è fatto sentire molto, permaneva un fastidio.
Ora, mentre scrivo, addirittura sembra passato; ma la mattinata di domani sarà rivelatrice.
Ho la netta sensazione che le mie Nike Lunarglide siano un alla frutta, così stasera, ho indossato un paio di Nike Pegasus 29 (in foto) mai usate per correre, ma con le quali camminavo già da un paio di mesi. Sensazioni ottime, vedremo in futuro.

Perciò non resta che aspettare e sperare che il prossimo post su una mia corsa non sia fra altre tre settimane.

Ciao, seguitemi People.


domenica 3 novembre 2013

Seguendo i miei passi...

Seguendo i miei passi

Ritorno appiedato, ma non di corsa. Giornata domenicale che si presentava quanto mai noiosa. La mattinata umida e nebbiosa non invogliava proprio a lasciare le tiepide coperte. Il maledetto dolore alla gamba sinistra se la sta prendendo molto comoda ad andarsene. Mi stavo già infilando i pantaloni da bici, quando cambio idea. No, di andare in bici nella nebbia non ne ho proprio voglia.
Una bella e tranquilla camminata in mezzo alla natura mi rilasserà e servirà a capire a che punto è la guarigione del mio infortunio.
Dalla piccola frazione di Biana a 269 metri slm, al minuscolo Bosco Schiavo, 650m slm, un piccolo cioppo di case del Comune montano di Bettola, nonché luogo in cui è cresciuta mia madre.
 
Non c'è in realtà molto da aggiungere, è stata una facile e rilassante camminata di un paio di ore su strade bianche tra boschi, sentieri e campi coltivati, con qualche traverso per beffare dei cani di una cascina, di cui conosco bene l'accoglienza.
Illuminazione sulla via di Damasco...una occhiata di sole al di sopra delle nebbie 


I miei Appennini, nella loro modestia sono proprio belli. Sì i "miei", anche se ovviamente non in esclusiva. Sento di appartenere fortemente a loro e loro appartengono un po' anche a me.
Nota positiva, il dolore vicino alla tibia non fa molto male, è solo un po' fastidioso,
Spero vivamente nei prossimi giorni di poter tornare a correre.
Al termine della scampagnata un po' di nutrimento per il corpo (panino), per la mente( Hugo) e per l'anima (le fusa del gatto che si accoccola).

   

venerdì 1 novembre 2013

La voglia di far fatica




Rieccomi qua, breve parentesi, l'azzoppato continua a zoppicare, ma migliora, per cui ,spero che a breve lo si possa rivedere impegnato nel tentativo di  correre.

Per la serie " non hai proprio un caxxo da pensare" ; 

tra una borsa di ghiaccio e un'altra ne approfitto per fare un paio di considerazioni sulla "voglia di far fatica".

Sì, quella forza che ci spinge a scollarci dal divano e dalla comodità, per buttarci su qualche strada o sentiero ad ansimare.  

Ho conosciuto tanti sportivi, con tante qualità, ma nessuno con lo stesso amore per la fatica di Stefano Carini, per cui spero gli possa essere gradito questo omaggio che gli faccio.

Anzitutto, la voglia, il piacere del faticare può avere due presupposti.  Deve essere una scelta non imposta, oppure se imposta, deve essere collegata ad una grossa ricompensa. In questa circostanza vorrei soffermarmi sulla sua forma più pura, la prima, e non considerare la seconda che è comunque e sempre contaminata da una certa forma di arrivismo, che per inciso non è sempre da biasimare.  

Seconda cosa, la passione per il faticare, o la si ha, on non la si può avere, non si può costruire, non si può veramente sostituire.  Non si può nemmeno comprare. L'acquistare una bicicletta nuova fiammante,  il rifarsi in continuazione il guardaroba, la scarpa da running fashion possono solo dare una debole motivazione; nulla in confronto alla vera passione.

Ma perché e in cosa traiamo piacere da azioni che ci portano ai limiti della sopportazione fisica?

A mio modo di vedere la fatica è una lente di ingrandimento per l'animo umano.

Amplifica le sensazioni, le emozioni, le percezioni di noi stessi e di quello che ci circonda. Il nostro corpo diventa più attento, ecco attento è la parola giusta. I sensi si acutizzano, riusciamo a percepire in modo più complesso le temperature, le luci, gli odori. Al contempo, quasi per fare da contrappeso al rinforzarsi dei sensi, l'intelligenza molla la presa. Il cervello fa fatica a pensare. E un po' come entrare in un sonno. Rimangono le sensazioni, riaffiorano immagini e rimembranze che non credevamo neppure di  possedere ancora.

Le preoccupazioni, i pensieri negativi, i dispiaceri, abbandonano la nostra testa.
Per forza, il corpo è troppo occupato dal reagire, per dare ascolto al cervello. Lui lo sa, e si mette un po' in standby, regredisce di qualche gradino la scala evolutiva. Si avvicina a quello degli animali.  Le nostre maschere ed armature cadono, rimaniamo a tu per tu con i nostri limiti e con la distinta percezione di essere vivi.

Non vogliatemene, se cito i "300", ma quando fatichiamo ci governa veramente "una accresciuta percezione delle cose"
 

lunedì 28 ottobre 2013

La paura ha un nuovo volto....periostite tibiale




L'appiedato si è trasformato in brevissimo tempo nell'azzoppato.
Purtroppo credo di essere  affetto da periostite tibiale.
 Ció che avevo scambiato per un semplice affaticamento muscolare, tale non è o non è più.
In pratica si tratterebbe di una infiammazione della guaina che avvolge la tibia e attraverso la quale il soleo si inserisce nell'osso. Tale infiammazione è causata da un eccessivo stress della parte interessata e colpisce principalmente i pronatori, quale io sono.

Tra l'altro pare che non sia un infortunio così rapido a passare.
Ma, mannaggia lu peperone, proprio adesso che iniziavo a divertirmi.
Voglio sforzarmi di restare positivo

http://mobile.albanesi.it/Arearossa/Articoli/04periostite47.htm