sabato 29 marzo 2014

Runner on the storm

Ajvazovskij  Ivan Konstantinovic, "Tempesta in mare" (1873)


L'acqua increspata è tornata ad agitarsi e la nave che pareva veleggiare pacifica è tornata ad essere sconquassata.
Le ragioni sono sempre le stesse, un carattere incapace di far fronte agli imprevisti, una testardaggine abile solo a sopportare e ad accumulare tensione ed energia fino al punto di rottura. Come al solito non sono riuscito ad essere flessibile, ad accettare le sorte e a cambiare comportamenti in funzione di essa, le tensioni interne hanno finito per spaccare quella sottile corazza fatta di auto convincimenti, illusioni e preconcetti. La spaccatura della medesima non fa altro che creare un maremoto dell'animo, che confonde, distrugge e disorienta.
Mi piacerebbe parlare solo di corse, tempi e ripetute, ma io non so mentire, men che meno a me stesso.
Mi piacerebbe diffondere l'immagine dell'atleta amatore positivo, energico, appassionato ma al contempo capace di attribuire un giusto valore e peso alle cose. Purtroppo non è così, e mi sentirei male se dopo questi giorni mi mettessi a scrivere di sport come se tutto il resto dentro di me fosse armonioso ed equilibrato.
Le tempeste si placano e se la nave non è troppo danneggiata continua a navigare, il suo scavo e le sue vele vengono rabberciate dai carpentieri in acque tranquille. Tuttavia, che sia per causa nostra o del fato, il mare si gonfierà un'altra volta e poi un'altra ancora, dipende invece solo da me solcare le onde con un veliero robusto e non con una bagnarola accomodata alla meglio.
Forse queste parole sono un po' enigmatiche, ma una sorte di pudore mi impedisce al momento di descrivere i mie sentimenti con maggior chiarezza.

Intanto, oggi, il sole è ritornato a far capolino, che sia di buon auspicio?

Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606, Leiden - 1669, Amsterdam), “Cristo nella tempesta sul mare di Galilea”, 1633, Olio su tela, 160 × 127 cm, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston

sabato 15 marzo 2014

Nike Flyknit 2...spaccano!!!


SCARPA
IO- ME MEDESIMO
modello
Nike Flyknit 2 (woman, per mancanza di taglie maschili)
età
25 anni
taglia
40
altezza
1,71
peso
207 gr, mia bilancia
peso
56kg
Altezza tacco
33mm
percorso
14,5 km, vallonato
Altezza avampiede
21,5mm
Passo medio al km
4’13”
drop
11,5mm
Km più veloce
4'05"
prezzo
160€






Ho deciso di scrivere questo post di getto, sull'onda delle “prime impressioni”.
Tuttavia, per poter essere credibili, bisogna essere sinceri e onesti; per ciò devo anzitutto ammettere di non possedere ne le competenze, ne l’esperienza per promuovere o scartare un paio di scarpe.
D’altra parte, su questo argomento non ho preconcetti, e pur avendo una predilezione estetica per le Nike, non avrei nessuna remora a giudicarle negativamente.
Queste, pertanto, sono mie personalissime considerazioni.
Non mi vergogno di aver acquistato queste scarpe principalmente perché mi avevano colpito esteticamente oltre che per la suola lunarlon e, visto le 160 conchiglie spese, uscito dallo store Nike avevo incominciato a torturarmi a causa della mia avventatezza e del mio scialacquare.
Stamattina, dopo la corsa di 10 km di venerdì sera, avevo in programma un percorso un po’ più impegnativo di oltre 14 km. Indossare per la prima volta un paio di scarpe appena tolte dalla scatola e correrci per un’ora potrebbe non essere molto lungimirante, però tale era la voglia di provarle e le bellissime sensazione che mi lasciava la loro calzata, che non ho resistito.
L’opinione è al momento molto favorevole, anzi entusiasta.
Subito nei primi metri mi sono trovato benissimo e a mio agio, come se le avessi già usate diverse volte. I miei passi si muovevano rapidi, in rapporto al ritmo delle ultime settimane, e silenziosi. Ho trovato le Flyknit 2 morbide ma non “ingombranti” e “pantofolose”. Ho completato il percorso come non mi succedeva da un po’ di tempo, le gambe erano stanche per lo sforzo, ma non traumatizzate dai colpi sull'asfalto.

Veniamo ad alcune considerazioni.

-Tomaia
Il sito Nike recita “Realizzata interamente in poliestere lavorato a maglia, è una tomaia unica con un intreccio più fitto nelle parti in cui è richiesto un supporto maggiore e meno fitto laddove occorre invece più flessibilità.  raccordi in Flywire avvolgono l'arco plantare nell'area mediale per un sostegno maggiore. Questi raccordi leggeri si integrano con il sistema Dynamic Fit e sono regolabili tramite i lacci per una dinamicità che accompagna i movimenti del piede durante la corsa. ”
Non è una pubblicità, uno dei principali punti di forza di queste scarpe sono sicuramente la tomaia e la chiusura; la prima apparentemente resistente e leggera, flessibile e morbidissima; i passanti delle stringhe consentono di stringere la scarpa in modo molto fasciante, caratteristica che io apprezzo molto, dal momento che, anche per le scarpe da ciclismo, avevo una predilezione per quelle molto fascianti e strette. In una parola, una calza.
La linguetta è sottile, comoda e unita direttamente alla tomaia, il che le permette di rimanere ben ferma.

-Pianta
Sono scarpe molto “slim”. La pianta è stretta, soprattutto in punta, caratteristica che non credo obiettivamente renda questa scarpa adatta a tutti. A me la sensazione piace, e per il momento questa particolarità non mi ha creato problemi.

-Drop
E’ effettivamente un po’ alto, sensazione resa ancor più netta dall’avampiede sottile.. Questa caratteristica mi aveva lasciato titubante, ma correndo non ho mai avvertito fastidio di sorta.

-Categoria
Queste scarpe sono di categoria A2, tuttavia non penso che questa categorizzazione sia esaustiva. Sono scarpe sicuramente morbide però al contempo molto leggere, flessibili e privi di correzione e sostegni. In generale le Flyknit sono scarpe che per l’ammortizzazione ricordano di più un paio di A3, ma per quanto riguarda la leggerezza e la reattività sono indubbiamente delle A2


Per chi volesse approfondire, qui una recensione sicuramente più competente:


martedì 11 marzo 2014

All' Hôtel de Rambouillet...recensione di "La marcia fatale"


Copertina di "La marcia fatale" di Adam Zamoyski.

Titolo: Marcia Fatale.
Sottotitolo: 1812, Napoleone in Russia.
Titolo originale: 1812. Napoleon’s Fatal March on Moscow
Autore: Adam Zamoyski (traduzione di Davide Panzieri).
Casa Editrice: Utet.
Pagine: 574 pagine
Edizione: I edizione, novembre 2013.
Prezzo: 20€, e-book compreso (così c’è scritto in copertina, non ho provato ad averlo)

Una premessa è doverosa; mi ero ripromesso di utilizzare la “rubrica” “All’Hotel de Rambouillet” per aprire in questo blog una finestra letteraria, che potesse anche essere non collegata direttamente al mondo della corsa. Questo per due motivi, uno per mantenere fede al sottotitolo del blog “correre e pensare a 190 bpm”; dal momento che la lettura è il combustibile del pensiero, mi pare giusto riportare le letture che mi nutrono e mi infondono nuovi pensieri e sentimenti. Il secondo motivo è che, se negli ultimi mesi si è verificato in me una sorta di rinascimento culturale, lo devo in buona parte anche alla corsa e al modo in cui essa ha modificato la mia quotidianità.
Ma veniamo a noi.
Credevo di avere solamente acquistato un interessante saggio storico, invece mi sono ritrovato tra le mani un libro rivelatore. Non sono più un ragazzino suscettibile, un po’ di libri li ho letti, eppure questo saggio storico si è rivelato inaspettatamente uno di quei libri che ti segnano, stimolano la riflessione ed arricchiscono il tuo bagaglio.
Prendendo a prestito una di quelle lusinghiere critiche riportate sui quarti di copertina, ribadisco e confermo che “ Marcia Fatale è uno di quei rari libri di Storia che si leggono col fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina”. La lettura risulta facile e scorrevole, mai nozionistica o noiosa
L’autore ripercorre, avvalendosi di molteplici documenti, la tragedia della napoleonica campagna di Russia, consumatasi tra il Giugno 1812 e il Dicembre di quello stesso anno e della sua scia di sangue che si arrestò solo nella primavera del 1813.
L’incapacità di afferrare appieno una tragedia numericamente espressa da un milione di soldati morti tra ambo gli schieramenti, viene controbilanciata dalla proposta di una amplissima serie di frammenti di lettere di soldati, bollettini ufficiali e diari personali dei protagonisti. Più aumentava l’ingrandimento della lente e più mi venivano presentate in modo intatto le memorie accorate di quel o quell'altro soldato oppresso dal gelo e dalla fame, più riuscivo ad afferrare il dramma. In quei mesi in Russia le vita di un uomo valeva come quella di un filo d’erba, si cadeva veramente come cadono le foglie in autunno, spesso la dipartita non era meno dolorosa del sopravvivere, spesso la morte non era neppure dignitosa. L’avanzata per i francesi e per i loro alleati, non fu meno disastrosa della ritirata, in entrambi i casi la fame, la sete e il clima decimarono gli uomini più che le battaglie. Polvere, caldo, sete, diarrea all’andata. Ghiaccio, gelo e terrore al ritorno. In entrambi i casi morte, angoscia e tanta tanta fame.
La Grande Armata nella tormenta (1896-1897) - Vasily Vereschagin (1842-1904)
In tutto ciò è sempre presente il daimon di Napoleone, e la sua consacrazione a mito.
 L’invincibile condottiero, il semidio decade, sopraffatto dal destino, dalla tracotanza e dalla cecità tipica di un vero uomo. La sua sconfitta tese ad ingrandire ciò che l’imperatore dei francesi fece in passato e ciò che avrebbe potuto fare se lo zar Alessandro non si fosse frapposto e lo elevò al grado di mito. Zamoyski scrive “ nel teatro greco classico l’eroe esiste solo nel genere della tragedia, che fa apparire gli uomini più grandi di quanto siano e innalza la statua di figure che non sono necessariamente virtuose o attraenti. Quanto più l’azione è tragica, quanto le prove cui è sottoposto sono terribili, tanto più grande appare l’eroe”.
La campagna di Russia segnò il declino di Napoleone e la fine della supremazia francese in Europa. Le cause furono molteplici: un esercito abnorme, un condottiero meno brillante del solito che conseguì vittorie mai decisive e sempre dolorose tanto per i vincitori quanto per i vinti, una marcia che attraversava lande desolate e poverissime, le cui uniche risorse erano state già strappate dall’esercito russo in ritirata, la tattica involontariamente imperscrutabile dell’esercito russo, la scarsa lungimiranza dei generali francesi nelle scelte dei tempi e degli equipaggiamenti, infine un clima spietato. 
 Fire of Moscow - Viktor Mazurovsky (1859–1923)

Marcia Fatale è un libro che mi ha aperto a tante riflessioni sulla natura umana. E’ incredibile quanto sia sottile il confine tra genialità e pazzia e quanto la grandezza possa mettere in secondo piano la criminalità. E’ incredibile fino a che punto un essere umano sia in grado di soffrire nel corpo e nell’anima. Leggere questo libro mette in seria discussione le priorità di oggi, le afflizioni, le frustrazioni e le infelicità odierne rischiano di essere ricollocate su una scala di misura diversa.
Basta voltarsi indietro di poco più di 200 anni, circa cinque generazioni, per riconsiderare ciò che eravamo e ciò che siamo.   

      
 Il maresciallo Ney in ritirata in Russia - Adolphe Yvon (1817-1893)

domenica 9 marzo 2014

Ad maiora!

Hicham El Guerrouj, detentore del W.R dei 1.500m piani con un tempo di 3'26"00


Giorno
Km percorsi
Tempo totale
Ritmo medio
percorso
Martedì
04.03.14
10. no gps
42.25
No gps
Strada, cittadino, vallonato
Mercoledì 05.03.14
10.00
42.52
4’16”
Strada, cittadino, vallonato
Venerdì
07.03.14
10.00
44.47
4’16”
Strada, cittadino, vallonato
Sabato
08.03.14
8.19
39.19
4’48”
Strada, salita, pendenza media 5%
Domenica 09.03.14
14.00
1.01.07
4’22”
Strada, vallonato


Il titolo dice tutto, invito me stesso a traguardi maggiori, ma per il momento ci si deve accontentare di ciò che passa il convento e caricare la molla per quando i tempi saranno più favorevoli.
Ecco com’è andata la settimana appena trascorsa.
5 allenamenti, intervallati da due giorni di riposo e due visite dal carrozziere. Le sensazioni stanno migliorando di volta in volta e con esse lo stato di salute delle mie gambe.
 Alcuni acciacchi, derivanti dalla cattiva corsa delle ultime settimane, a causa del problema al bicipite femorale, mi hanno impedito di arrischiarmi a forzare i tempi e a spingere oltre il necessario, sia per quanto riguarda la distanza sia per quanto riguarda il ritmo.
I soli 130 km percorsi a Febbraio condizionano ancora la mia resa ma soprattutto la mia resistenza, causandomi una costante sensazione di affanno e di gambe molli. Per questo motivo, sabato ho inserito un allenamento in salita che potesse fungere da potenziamento e al contempo potesse rivelarsi meno traumatico del solito. Seppur la mia muscolatura stia evolvendo, è ancora simile a quella di un ciclista, e anche per questa ragione la corsa in salita rappresenta per essa uno sforzo vagamente familiare.
Oggi, per la verità, mi sembrava di correre bene, in modo decontratto, ciò nonostante non riuscivo mai ad accelerare.
Obbiettivo della prossima settimana è ritornare a correre per 20 km e magari inserire in settimana una qualche ripetuta, in modo da ritornare a correre sotto i 4’ al km.

 Ad maiora….è proprio il caso di dirlo.

mercoledì 5 marzo 2014

Verde speranza?



Oggi visita dal carrozziere.
 Mi sembra comunque di star migliorando di giorno in giorno.
Frangar non flectar.

domenica 2 marzo 2014

Grassi e annoiati (cit. Il Gladiatore)





Giorno
Km percorsi
Tempo totale
Ritmo medio
percorso
Martedì 25.02.14
10.14
42.50.31
4’13”
Strada, cittadino
Mercoledì 26.02.14
10.03
43.40.15
4’21”
Strada, cittadino
Venerdì 28.02.14
10.05
44.18.37
4’24”
Strada, cittadino
Domenica 02.03.14
10.08
43.22.79
4’18£
strada



Allora si corre si o no? Si spera, ci si prova.
Quella appena trascorsa è stata una settimana un po’ interlocutoria. Ho ripreso a muovere i piedi in strada con tutte le attenzioni e limitazioni del caso, ma oltre ogni cosa queste corse mi hanno dato gli elementi per fare un punto della situazione.
 Obiettivamente, lo stop di questo mese mi ha fatto regredire a circa 3 mesi fa: se un mese fa l’obiettivo stagionale di correre la mezza di Piacenza sotto gli 80’ sembrava agevolmente alla portata, in un mese la situazione è mutata notevolmente. All'appuntamento mancano 2 mesi, non è il caso di disperare, sono ancora concentrato sull'obiettivo e fiducioso. Sono convinto, che allenandomi con abnegazione potrei recuperare il tempo perso. Però, c’è un però.
Tutto questo parlare è effettivamente al momento un pourparler. Tutto dipenderà da quando effettivamente sarò in grado di ricominciare a spingere sul ritmo, distanza e tempi di recupero.
Le corse di questa settimana sono state accompagnate da tanta fatica, cattive sensazione e una situazione muscolare non ancora completamente ristabilita.
Anche quest’oggi, seppur forse sia stato il miglior giorno, le sensazioni non sono state il massimo,la corsa non era ne morbida ne rilassata, il dolore si è presentato raramente, ma avevo una continuativa sensazione di rigidità e scarsa elasticità muscolare. In pratica il piede destro atterra per terra e di fatto li rimane senza dare un forte apporto all'avanzamento, mi sembra di star correndo con una gamba e mezzo con conseguente peggioramento e pericolosa deformazione dello stile di corsa.
Queste sono le sensazioni, come le riesco a scriverle con le scarse conoscenze ed esperienze che possiedo. La prossima settimana sperò ci sarà una svolta e il completamento della guarigione, se così non sarà, vuol dire che ho sottovalutato il problema e forse la situazione sarà temporaneamente compromessa. Frattanto rimango ottimista, il che non guasta mai, e con tata voglia di correre a perdifiato.

Buona settimana e buon lavoro a tutti.