domenica 27 ottobre 2013

All' Hôtel de Rambouillet......recensione de" L'arte di correre" di Murakami.




Voglio introdurre questo piccolo spazio dedicato alla letteratura, un piccolo angolo letterario, anche se le mie letture saranno molto democratiche e le mie recensioni delle semplici opinioni. Per cui il titolo ispirato ad uno dei più famosi salotti snob letterari parigini it's only a joke
Ho appena terminato un libro di memorie, così lo definisce lo stesso autore. E' un libro piuttosto conosciuto nell'ambiente del running, di uno scrittore famoso, ma del quale io non avevo mai letto nulla.
"L'arte di correre" di Haruki Murakami. Uno scrittore e maratoneta giapponese.
Un libricino, rapido da leggere, di 167 pagine, acquistato in versione i-book.
Un libro che sinceramente non saprei se consigliare, in quanto mi ha abbastanza deluso.
Anzitutto l'ho trovato un po' noioso. L'autore continua a saltare, per sua stessa ammissione, di palo in frasca.
Sapevo di non aver acquistato un libro " tecnico" sulla corsa, ma speravo fosse un libro che parlasse di "corsa"; poichè anche le esperienze dei comuni mortali, e non solo quelle dei campioni, se ben scritte, sono interassanti. Insomma mi aspettavo che lo scrittore parlasse del suo sport in modo più approfondito e più lungamente, che descrivesse le sue maratone più significative e i cammini svolti per arrivarci, la sua crescita di atleta.
Invece sono continue le divagazioni nel mondo della scrittura, nel quale lui si guadagna da vivere, e nella sua vita personale.
Alla fine viene appiccicato un capitolo sul triathlon, che sembra essere messo li per rendere un po' più corposo il libro.
Mi ha fatto, sinceramente, rimanere perplesso il punto in cui definisce il ciclismo noioso, poiché è uno sport composto da una serie di azioni sempre uguali tra di loro.
Sua citazione.
".....Prepararsi, alla maratona correndo da soli per kilometri, non è allegro, ma stare curvi in silenzio sul manubrio, spingendo senza sosta sui pedali, è molto più triste. Perché é un ripetersi infinito delle stesse cose. Salite, tratti in pianura, discese, vento favorevole, vento contrario...."
Ora, ed ammetto che questo passaggio mi ha fatto venire voglia di chiudere il libro, chi dice una cosa del genere vuol dire che di ciclismo non comprende veramente nulla.
Abbiate pazienza, la maratona è la disciplina per eccellenza all'interno dell'atletica, ossia la regina degli sport. Però non si può ammettere che sia uno sport molto vario, sicuramente non più del ciclismo. Nemmeno si puó pensare, ad esempio, che la trasmissione tv di una maratona sia più eccitante ed adrenalinica di una Parigi- Roubaix.

Detto, ciò, devo ammettere che ci sono alcuni lampi di genio, alcune perle di veritá.
"Pain is inevitable, suffering is optional"
Molto bello anche il racconto dei suoi primi 42 km, sul percorso che diede origine a tutto, sulla strada che collega Atene a Maratona, oppure il racconto della sua prima ed unica 100km.
In conclusione, per me, un libro povero di contenuti ed apparentemente rattoppato.
Insomma, un libro non imperdibile.

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