Correre a Bobbio non dovrebbe essere come correre
in un posto qualunque. Bobbio è stato molto di più dell' attuale caratteristico
borgo, punto di ristoro per i tanti motociclisti che sfrecciano per la Val
Trebbia in direzione del Passo Penice o verso la Val d'Aveto, o per i
piacentini in cerca di un po' di refrigerio nelle calde serate estive. Bobbio,
si trovava in un punto mediano della Via del Sale, la strada carovaniera che da
Piacenza raggiungeva Genova, ed anche in virtù della sua posizione l'abbazia
fondata nel 615 dall' irlandese San. Colombano crebbe fino a diventare uno dei
principali monasteri del Nord Italia, rendendo la città di Bobbio prospera sia
dal punto di vista economico, sia da quello culturale.
Ma per me Bobbio rimane e rimarrà nella mente una
sorta di colonne d'Ercole, al di la delle quali, quando correvo in bici,
iniziava la "distanza", la salita, la montagna impervia della Val
d'Aveto, iniziavano le ore di pedalate lontano da tutti e da tutto.
Correre per un tapascione, di sera, nel centro
storico di Bobbio, in un giorno di festa, con una fiera in corso e tanta gente
che si trova, anche nolente, a fare da spettatore, dovrebbe essere molto
stimolante.
Invece, ai nastri, si è presentato uno sparuto
gruppo di persone. Certo, le cattive previsioni meteo, realizzatesi
immancabilmente proprio prima dello start, hanno aiutato solo a rovinare la
festa; però noto che i piacentini non amano mai mettersi seriamente in gioco.
Questo scarso spirito agonistico, non mi piace e non lo condivido.
Chiusa questa parentesi, passiamo alla gara. Si
trattava di 6 giri di 1,1 km ciascuno, su un percorso alquanto tecnico con una
salita spezzagambe da ripetere per 6 volte, e qualche curva a gomito che
costringevano dolorose ripartenze. La pioggia non ha agevolato il compito,
rendendo il ciottolato e i lastricati del centro viscidi e scivolosi. Io sono
soddisfatto della mia gara, perchè ho lottato e stretto i denti fino alla fine
, però questa volta, in partenza ho certamente esagerato. Son partito troppo forte,
dopo il primo mezzo giro i primi mi hanno passato e sfilato, avevano un altro
passo; ma io ero felice così, anche in bici ero un attacante. Permettetemi in
questo caso di utilizzare un motto, che dato la provenienza, solitamente non userei
affatto volentieri, ma io "me ne frego". Per oltrepassare i propri
limiti bisogna rischiare di non raggiungerli.
E poi, tanto a vincere per noi ci pensa Tanzi.
Io sono arrivato sesto, ho resistito ad una
rimonta e per poco non sono arrivato quinto
Felice così. Ho ancora tanta strada da fare ed il
bello è proprio questo.
Perchè io ci credo!
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