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Place Vendome sotto la pioggia, di Edouard Cortes |
Contemporaneamente alla fine della festività, sono
ricominciate le uscite nelle tenebre.
Ebbene sì, purtroppo, correre di notte avrà anche il suo
fascino, ma se a questo si aggiunge il freddo, la nebbia e la pioggia, la
scarsa visibilità, l'aspetto romantico rischia di scomparire. Fortunatamente,
quest'anno l'inverno sembra farsi attendere e, seppur io sia amante del caldo,
non mi posso lamentare troppo.
Se si inizia spulciare nei forum, nei blog e nelle riviste
sulla corsa, è inevitabile che ci si imbatta in parole come ripetute e fartlek.
In generale, si scopre che per progredire non basta correre, ma bisogna
migliorare la qualità dell'allenamento.
Io, venendo dal ciclismo, non ero chiaramente a digiuno di
questo termini. Tuttavia, i cambi di ritmo in allenamento erano sempre stati un
fastidio. Mi son sempre reputato un regolarista, ditemi di fare una salita di
10km a tutta, e andrò oltre ogni soglia, ma non ditemi a scatti. Credo, tra
l'altro, che questo sia sempre stato un limite più psicologico che fisico, poiché
in gara mi ritenevo dotato di un discreto scatto.
Ora, se questo tipo di esercizi era difficile in uno sport
che praticavo da anni, figurarsi in uno che ho incominciato l'altro giorno. Mi
riproponevo spesso di provarci, ma non appena varcavo l'uscio, l'allenamento
prendeva la sua strada in modo fortuito. In generale, fino ad ora, i miei
allenamenti sono stati in gran parte dettati dal caso; solo ultimamente
riuscivo a concludere con una certa progressione. Fondamentalmente mi sembrava
di avere una sola marce; quale, dipendeva dalla giornata e dalla risposta del
mio fisico.
Stasera, però, mi sono impegnato più a fondo e mi sono
deciso a provare un allenamento intervallato.
Premetto, sono consapevole che per il momento ho solo
improvvisato, ignorando qualsiasi metodo o logica. Oggi ho voluto solamente
provare a capire cosa vuol dire cambiare ritmo per un certo spazio, recuperare,
e ritornare ad accelerare per un altro tratto. Ecco, quanto.
Anzitutto ho preferito svolgere la ripetuta su un tratto di
strada ( circa 700m) senza basarmi su distanze precise, ma avendo, come
riferimenti di partenza e fine, chiarissimi punti topografici. Il recupero è
stato svolto in senso contrario. Un semplice "andata e ritorno" per
tre volte. Purtroppo nel mio paese è impossibile trovare strade pianeggianti, è
tutto un falsopiano a salire o a scendere. L'obiettivo era di correre attorno
ai 3'50'' al km nel tratto a salire e recuperare ad un ritmo di 4'30" in
quello a scendere. Credo di aver centrato l'obiettivo. La prima ripetuta è
stata scarsa, ma nelle restanti due, l'ultima in particolare, credo di aver
corso come volevo. Dico credo, perché il mio nike sportwatch è un orologio un
po' troppo semplice e il sito nike-plus restituisce dati un po' scarni; è un
pratico e bel orologio, però, se non vi è modo al termine dell'allenamento di
visualizzare la distanza ed il passo medio della ripetuta, le sue applicazioni
sono limitate. Forse sarà necessario trovare qualcosa di diverso, o forse
potrei utilizzare il mio Garmin Edge 500 da bici. Vedremo...
Per concludere, mi ritengo soddisfatto. Credo di aver messo
un'altro mattoncino, non per l'aspetto dell' incremento delle prestazioni, ma in
quello dell' aumento della conoscenza del mio corpo.
Ora, bisogna insistere ed approfondire; allenarsi, mangiare,
recuperare e ripetere. Così avanti senza indugi, fino ad Rio 2016 :-)
sicuramente avrai tirato fuori un buon interval training. E ci sono tante regole che è inutile elencare qui, sulla velocità del tratto veloce e, soprattutto, su velocità e lunghezza del recupero (dati fondamentali quelli sul recupero che qualificano l'utilità della ripetuta, insieme al numero di ripetizioni, per una certa gara).
RispondiEliminaOgni tanto le farai, sicuramente.
Ma tieni conto che fa anche di più un progressivo fatto bene. Tanto per buttarla lì, 6 km lenti, poi 4 al medio e 2 al tuo ritmo gara secondo me allenano e insegnano di più al runner ed al suo corpo.