Stamattina stavo guardando la Maratona di Parigi (chissà se un giorno la farò…) e mentre ammiravo gli straordinari gesti atletici degli atleti africani mi è sorta una sensazione spiacevole.
Osservavo questi atleti spersonalizzati, tutti con nomi
simili, tutti con la stessa maglia, la stessa provenienza e gli identici sogni
e mi chiedevo chi fossero veramente; certo erano uomini, ciascuno con la
propria storia, ma lì per lì, nel momento del massimo sforzo, mi apparivano più
come automi, cyborg costruiti in serie.
Anche l’intervista di rito al vincitore mi ha lasciato in
bocca lo stesso sapore.
-“raccontaci la tua gara”
-“ero venuto qui per vincere ed ho vinto”.
Punto, fine della storia, nessuno spazio ad impressioni o ad
emozioni personali.
La breve e banale risposta, sarà stata sicuramente frutto di
una connaturata timidezza di questi atleti, ma in quel momento non faceva altro
che alimentare le mie sensazioni.
Non emergeva alcuna
intelligenza, alcuna personalità, erano solo automi il cui nome era molto meno
importante del marchio del loro abbigliamento, atleti di cui in pochissimi si
ricorderanno, nella maggior parte dei casi già da domani verranno dimenticati o
confusi con qualche altro omonimo proveniente dagli altipiani africani.
L’impressione è sempre la stessa, ossia che non importa granché
chi sia a vincere, purché sia qualcuno con un certo sponsor.
Certo, l’atletica
è uno sport in cui il confronto diretto tra i grandi atleti è molto limitato. E’
possibile che un maratoneta corra in carriera non più di una decina di gare
mentre in altri sport le stagioni sono fatte di più di duecento giorni di corsa
e il confronto diretto con gli altri o l’importanza della tattica, della strategia e quindi
dell’intelligenza hanno un peso molto maggiore e contribuiscono ad evidenziare
le personalità degli atleti.
Questo chiaramente in molte specialità dell’atletica non può
avvenire, però ugualmente questa considerazione non mi ha impedito di farmi
domande e di mettere in discussione il senso di tutto ciò.
Sono uomini, o sono macchine? Per cosa corrono? Certo, loro
per soldi, ma è tutto qui? E’ solo un discorso non molto diverso dalla
mercificazione del corpo?
Non so, mi chiedo se questo possa appassionarmi ancora.
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