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Muybridge -Locomotion man running, 1887 |
E' già passato un anno da quando ho iniziato a muovere i
miei primi passi su una strada. Già..., non è che in realtà sia passato senza
che me ne accorgessi, ma il tempo è sempre più veloce di quando vorremmo tranne
quando si corre o più in generale si fa fatica. Questa cosa mi ha sempre
affascinato, fermare il tempo è una chimera per l'uomo, portare al massimo il
nostro corpo è invece uno dei modi per ingannare il cervello, per fargli
percepire 1 minuto come fossero 10. Quando si soffre, il tempo scorre maledettamente
lentamente e pare ampliarsi.
Non so onestamente,
se il trovare un tale aspetto positivo nella fatica, tanto da riuscire ad
amarla, sia "sano", ma tant'è il mio pensiero. Nell'epoca del fitness,
del wellness, delle palestre con i centri benessere, associare allo sport la
parola sofferenza apparirà barbaro. Ma non credo sia del tutto così, certo, la
sofferenza non è l'unica componente dello sport, ma è una di quelle
fondamentali, è quella che ci fa apprezzare la fine di una corsa, di una gara,
è quella che più di tutte, in quanto sensazione negativa, fa risaltare quelle
positive. La sofferenza, nel gioco degli opposti, svolge un ruolo da regina. A
me lo sport piace così, barbaro; mi piacciono le palestre dove i pesi sono
ancora di ghisa, mi piace correre come fossi braccato da un leone. Non faccio
footing, corro, o almeno ci provo. Non faccio sport per mantenermi in forma,
faccio sport per spingere a tutta il mio corpo e la mia mente.
In un anno qualche passetto nel mondo dell'atletica l'ho
fatto; ho iniziato a partecipare a qualche gara, mi sono iscritto in una
squadra (ho già cambiato una casacca a suon di milioni), sto facendo conoscenze
ed amicizie, (il che per un uomo delle foreste come me è tutto dire), ho
incominciato ad assaggiare il tartan di una pista. Ecco, la pista è proprio una
cosa che mi affascina, ma che al momento sento ancora lontana; devo imparare
tanto e migliorare ancora di più, ma sopratutto fare quante più esperienze
possibili, cosa che, fortunatamente, negli ultimi tre mesi sto provando a fare.
Gli infortuni mi stanno dando tregua e la loro assenza mi sta regalando qualche
sorriso e giornate serene.
Ho iniziato a correre per dimenticare, ho finito col correre
per amare ciò che sto facendo e per ricordare ed apprezzare ancora di più ciò
che ho fatto.
E' una vittoria questa? Sì Elia, questa è una grande
vittoria. Un anno fa ero in ginocchio ora mi sono rialzato, la mia vita non è
cambiata granché, io sono in gran parte lo stesso, i cambiamenti dell'essere e
dei pensieri più radicati richiedono tempo, tuttavia è leggermente cambiata la
prospettiva con cui guardo il mondo. Non è stato facile e nemmeno posso dire
che una burrasca non riporterà tutto allo status quo ante.
Nel frattempo corriamo