Mi ricordo quelle giornate d'agosto trascorse sulla costa
adriatica, era la metà degli anni 90' e i grandi portavano al polso degli
orologi meravigliosi. Erano gli orologi dei sub. La mia immaginazione restava rapita all'idea che quegli
orologi fossero subacquei, con quelli addosso si poteva andare addirittura a
50m di profondità, ed erano svizzeri (dove però il mare non c'è). Mamma, che belli, tutti colorati, con la
ghiera che girava per poter tenere il conto dei minuti di ossigeno nelle
bombole. Che fortunati erano i grandi, mia zia aveva addirittura quello con le pinne di
squalo. Era proprio da sub, quello.
20 anni dopo un orologio del genere me lo ritrovo al polso,
al via di una mezza maratona. Lo swatch scuba.
Nel frattempo ho imparato anche il nome del modello, prima
era semplicemente lo swatch, però la mente di un adulto è insipida a volte
anche triste. Quell'orologio smette di sembrare un oggetto tecnologico, al
polso di intrepidi esploratori dei mari tropicali, e diventa un pezzo di
modernariato di poco valore e di scarsa qualità costruttiva.
La mia noiosa mente di semi-adulto avrebbe voluto al polso
il noioso Garmin, ma quest'ultimo era talmente annoiato da se stesso che sabato
notte ha deciso di non caricarsi.
E allora via, mettiamoci al polso questo ridicolo scuba,
utile come una meridiana, ma poi mi dico la gente ha sempre corso senza gps, ma
poi mi rispodo, sì la gente, ma tu senza gps non ti lavi nemmeno i denti, e poi
questo cavolo di fastidio alla bandelletta, proprio stamattina mi doveva
saltare fuori?
Per fortuna lo sparo fa sparire queste paranoie e via, si va
verso una corsa fatta solo di sensazioni. Teoricamente, dovevo fare una mezza
controllata, ma io francamente non ne sono capace. Io quando mi attacco il
numero urlo "all'arrembaggio" e mi metto il coltello tra i denti,
sopratutto se la corsa è lontana da casa, sopratutto se devo spendere i danei
per farla. Vorrà dire che gareggerò poco, ma quando gareggio, gareggio.
Il percorso è molto motivante, è all'interno di Torino, con
partenza e arrivo in piazza S. Carlo, e già questo gli fa guadagnare dei punti. Nonostante
abbia corso per quasi 16 km in solitudine la mia mente non si è mai annoiata;
anche questo conta. la strada non è quasi mai completamente pianeggiante ma
sale o scende leggermente, con anche qualche tratto sui "lastroni" e
tra le rotaie del tram che un po' di fastidio lo danno.
Taglio il traguardo e ad un ragazzo che ho superato proprio
sulla riga chiedo: che tempo hai fatto? sui 17 mi risponde. Però, bene, non
l'avrei sperato. Alla fine tempo ufficiale 1:17.42, mio primato.
Bene, avanti così.
risultato sorprendente!
RispondiEliminacompliments!